Una fattura con descrizione generica preclude all’impresa la detraibilità dell’IVA, salvo che non sia esibita documentazione che consenta all’Ufficio di verificare natura, qualità e quantità dei beni o servizi acquistati.
È quanto emerge dall’Ordinanza n. 23384/2017 della Sezione Tributaria della Corte di cassazione.
La Sezione Tributaria della Suprema Corte si è pronunciata con riguardo a una rettifica dei crediti IVA vantati da una Società di capitali in liquidazione. L’Agenzia delle Entrate, in particolare, ha escluso la detraibilità dell’imposta relativa a una fattura, sia per la genericità dell’indicazione dell’operazione in essa indicata, sia per mancanza di prova d’inerenza all’attività della contribuente, con conseguente rigetto del corrispondente maggior rimborso richiesto, oltre all’irrogazione di sanzioni per infedele dichiarazione.
Nel caso in esame, la genericità della fattura, accertata dalla Commissione d’appello, non è stata supplita da ulteriori elementi che, in combinazione con la fattura stessa, evidenziassero entità, natura e epoca dei servizi forniti.
Stesse regole per la deducibilità dei costi
L’importanza della conformità delle fatture al modello legale è stata più volte affermata dalla giurisprudenza di legittimità anche con riguardo alla dimostrazione del diritto alla deducibilità dei costi relativi, posto che la fattura – salva l’ipotesi di contabilità inattendibile – è documento idoneo a rappresentare un costo dell’impresa, come si evince dall’art. 21 del D.P.R. n. 633 del 1972, purché, però, sia redatta in conformità ai requisiti di forma e contenuto prescritti da detta norma.
Irregolarità della fattura
La irregolarità della fattura fa invece venir meno la presunzione della verità di quanto in essa rappresentato e la rende inidonea a costituire titolo per il contribuente ai fini del diritto alla deduzione del costo, qualora non sia esibita la documentazione di riferimento che permetta la verifica dell’effettività del costo e della sua riferibilità all’attività d’impresa. In assenza di tale prova, l’accertamento dell’Ufficio con cui sono recuperati i costi risulta legittimo.
Di contro, in presenza di costo asseverato da fattura corrispondente al modello legale incombe sull’Agenzia la prova dell’indeducibilità (v. Cass. Sez. V n. 7881/2016 – Nella fattispecie, la S.C., data l’incontroversa esistenza di regolare fattura, ha ritenuto “operante la presunzione di veridicità di quanto in essa rappresentato, con conseguente onere dell’Agenzia di fornire prova dell’indeducibilità, per non inerenza, del costo” – cfr. Cass. 21446/2014, 24426/2013, 5748/2010).
FONTE: http://www.fiscal-focus.it/