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Le possibili forme di finanziamento della strartup innovativa

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Uno dei principali problemi della startup è trovare fonti di finanziamento che le permettano di nascere, crescere e diventare una impresa di successo.

Le startup per loro natura ‘bruciano cassa’ e anche quando cominciano a fatturare e hanno buone entrate possono aver bisogno di iniezioni di capitale per ‘scalare’.

QUALI SONO LE FONTI DI FINANZIAMENTO DI UNA STARTUP?

La prima grande distinzione da fare è quella tra finanziamenti in equity e finanziamento a debito: la prima è il famigerato venture capital, ma anche l’angel investing e l’equity crowdfunding, che permette di ottenere capitali cedendo quote della società; la seconda consiste fondamentalmente in prestiti, si tratta quindi di danari che vanno restituiti.

Tra le modalità con cui una startup può essere finanziata il venture capital fa la parte del leone, in quanto forma tipica di fundraising per le imprese innovative e ad alto potenziale di crescita. Ma ciò non esclude che la startup possa accedere ad altre forme di finanziamento, per esempio i bandi pubblici, che a volte offrono anche importanti somme a fondo perduto.

Volendo schematizzare, le principali fonti di finanziamento per la startup sono:

  • Self-funding (fondi personali);
  • Bootstrapping: Si riferisce alla capacità della startup di autofinanziarsi grazie ai clienti paganti;
  • 3F (friend, family & fool): è abbastanza chiaro chi siano e perché investano in una startup le prime due categorie, i fool sono persone che ‘si innamorano del progetto’ e danno credito alla startup per ragioni del tutto personali e che esulano da criteri oggetti;
  • Premi, grant e sovvenzioni pubbliche: sono una categoria che può presentare diversi vantaggi a seconda delle fasi in cui si trova la startup, spesso sono capitali a fondo perduto in tutto o in parte. Nel caso dei premi permettono di ottenere anche una certa visibilità e validazione dell’idea, nel caso di grant e sovvenzioni pubbliche possono presentare una certa complessità non adatta alla società nelle sue prime fasi (si pensi ai bandi europei);
  • Incubatori e acceleratori d’impresa: il loro apporto spesso non è cash, ma ha un suo valore economico in quanto consiste in servizi (spazi, connessione, assistenza amministrativa ecc), mentoring, formazione, network a fronte di una cessione di quote della società. A volte l’affiancamento dell’incubatore prevede anche una piccola parte di finanziamento in capitale;
  • Business angel: individui benestanti che investono soldi propri, per senso di filantropia, di give backo passione per l’impresa innovativa e decidono di supportare la startup acquisendone delle quote. Il business angel inoltre mette a disposizione della società mentoring, network, competenze manageriali;
  • Crowdfunding: il crowdfunding può essere donation, reward e equity crowdfunding. Si tratta sempre di una forma di finanziamento abilitata da piattaforme tecnologiche che consentono il coinvolgimento delle ‘folle’ nella ricerca dei capitali. Solitamente le startup utilizzano le forme reward(soprattutto quelle che producono beni materiali, cioè prodotti consumer) ed equity;
  • Venture capital: i fondi di venture capital sono generalmente utili nelle fasi di crescita della società. Un fondo di VC gestisce soldi altrui, per cui deve anche rispondere ai suoi stessi investitori di come ha impiegato i danari. Ciò lo rende più esigente e oculato nella scelta degli investimenti, ha bisogno di riferimenti oggettivi (metriche) per convincersi di offrire supporto alla società che gli farà recuperare possibilmente con ingenti plusvalenze, i capitali investiti;
  • Banche: le banche sono note come istituzioni finanziare poco propense al rischio e quindi poco adatte a finanziare una startup. Eppure in Italia i prestiti bancari per le startup sono piuttosto frequenti da quando nel 2013 sono stati garantiti (fino all’80%) dallo Stato attraverso il Fondo di Garanzia del Mise. Secondo il recente rapporto del MISE, sono 2.317 le startup innovative che hanno ricevuto un prestito coperto dalla garanzia pubblica del Fondo di Garanzia per le PMI, per un ammontare complessivo di circa 819 milioni di euro; 739 startup hanno ricevuto più di un prestito; solo 172 le operazioni per cui è stata effettivamente attivata la garanzia del Fondo – cioè per cui le startup non hanno restituito il prestito.

FONDO CENTRALE DI GARANZIA

Il Ministero dello sviluppo economico ha concepito una forma di agevolazione grazie all’aiuto delle risorse europee derivate dai Programmi operativi nazionale e interregionale 2007-2013. Si tratta di una garanzia per finanziamenti concessi da banche, società di leasing e altri intermediari finanziari e può essere richiesta sia da imprese sia da professionisti.

Il rapporto tra banca e cliente rimane tuttavia invariato: le condizioni specifiche dell’accordo (come i tassi di interesse, le condizioni di rimborso e così via) sono infatti da stabilire solamente dalle due parti direttamente interessate, il creditore e il debitore. Naturalmente per quanto riguarda la parte garantita dal Fondo (fino all’80 % dell’importo finanziato dalla banca) non è possibile acquisire garanzie reali, assicurative o bancarie.

Alcune tipologie di PMI hanno priorità d’accesso a questa sovvenzione, come le imprese femminili, le startup innovative e le imprese dell’editoria.

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