Il ristorno corrisponde alla quota parte dell’avanzo complessivo della gestione (utile) che deriva dall’attività svolta con i soci, attribuito ai medesimi in proporzione alla qualità ed alla quantità degli scambi (rapporti) mutualistici intercorsi con la cooperativa nel corso dell’anno.
Esiste una differenza sostanziale tra “ristorno” e “utile”:
- l’utile è il differenziale positivo risultante dal confronto tra tutti i ricavi e tutti i costi; la sua distribuzione, va a remunerare il capitale in proporzione a quanto conferito da ciascun socio;
- il ristorno, è la quota di utile (parziale) che matura in seno al rapporto mutualistico per l’attività svolta dalla cooperativa con i soci; la sua distribuzione, va a remunerare, come detto, la quantità e qualità dello scambio mutualistico.
Ecco che, nei vari tipi di cooperativa, a seconda del rapporto mutualistico instaurato, il ristorno rappresenta di volta in volta:
- la restituzione ai soci di una parte del prezzo pagato per acquisire servizi (cooperative di utenza);
- l’incremento dei compensi dei soci per il conferimento di beni o servizi (cooperative di conferimento);
- la maggiorazione retributiva per il lavoro prestato dai soci (cooperative di lavoro).
La contabilizzazione: le due tesi
In merito alla contabilizzazione dei ristorni si contrappongono due tesi:
- ristorno come quota di utile,
- ristorno come componente economico.
A sostegno della prima tesi si afferma che i ristorni, rappresentando il vantaggio mutualistico differito dopo la chiusura dell’esercizio contabile, si possono riconoscere “proporzionalmente alla qualità e quantità degli scambi mutualistici”, solo in presenza di un utile di esercizio “parziale” relativo all’attività svolta con i soci.
Siccome tale avanzo, può essere accertato solo dopo aver chiuso l’esercizio contabile, esso è un “di cui” dell’utile complessivo, che si può anche chiamare “utile della gestione mutualistica”.
La tesi opposta, sostenuta dal CNDC nella “Raccomandazione in tema ristorni per le società cooperative” del giugno 2003 e successiva “Integrazione della Raccomandazione contabile dei ristorni nelle cooperative”, versione finale del gennaio 2006, sostiene che i ristorni costituiscono dei componenti economici dell’esercizio e non una distribuzione di utile.
In proposito, la Commissione esamina il caso delle società cooperative di consumatori, nelle quali il ristorno da sempre rappresenta l’elemento caratterizzante del rapporto soci acquirenti e cooperativa. In questo tipo di organizzazioni, ove le vendite ai soci comportino la formazione dei ricavi dell’esercizio, la (parziale) rettifica di questi componenti positivi che si realizza con il ristorno, contabilmente, sarà assimilabile a una riduzione dei ricavi piuttosto che a una distribuzione di utile.
Fonte:ecnews