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Lavoro Accessorio – Tracciabilità dei Voucher

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Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in un proprio comunicato stampa del 22 marzo 2016, informa che, al fine di evitarne un uso distorto, i voucher per le prestazioni di lavoro accessorio saranno resi pienamente tracciabili.

IL COMUNICATO STAMPA

I voucher per le prestazioni di lavoro accessorio saranno resi pienamente tracciabili. Le imprese che li utilizzeranno dovranno comunicare preventivamente, in modalità telematica, il nominativo ed il codice fiscale del lavoratore per il quale verranno utilizzati, insieme con l’indicazione precisa della data e del luogo in cui svolgerà la prestazione lavorativa e della sua durata.

È quanto prevede una norma inserita nel primo decreto correttivo dei decreti attuativi del Jobs Act che verrà portato all’approvazione in una delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri.     

Fermo restando il valore positivo dei voucher come strumento per favorire l’emersione del lavoro nero, la norma, che introduce una modalità di controllo analoga a quella già in essere per il cosiddetto “lavoro a chiamata”, punta ad impedire possibili comportamenti illegali ed elusivi da parte di aziende che -al pari di un cittadino che utilizza il biglietto dell’autobus solo se sale a bordo il controllore- acquistano il voucher, comunicano l’intenzione di utilizzarlo ma poi lo usano solo in caso di controllo da parte di un ispettore del lavoro.

Questo intervento è il primo e più immediato risultato di due filoni di attività. Il primo è rappresentato dall’attività ispettiva che conferma come le violazioni più ricorrenti in tema di voucher sono rappresentate dall’utilizzo del lavoratore per più ore o più giornate rispetto a quelle dichiarate oppure dal pagamento della retribuzione in parte attraverso buoni lavoro e in parte “in nero”.

Il secondo è costituito da un lavoro di monitoraggio e di valutazione che il Ministero del Lavoro sviluppa su tutte le regole del lavoro e che, nello specifico dei voucher, è stato condotto in collaborazione con INPS ed i cui risultati sono illustrati in un report pubblicato oggi sul sito del Ministero. Un lavoro che proseguirà e si svilupperà anche in futuro, in modo da poter valutare gli effetti di questo primo intervento: alla luce dei risultati, si valuterà la necessità di procedere ad ulteriori interventi.

Dal lavoro di monitoraggio finora svolto emergono dati interessanti. È il caso, in particolare, dei voucher utilizzati per retribuire, nel corso del 2015, le prestazioni di lavoratori che nei mesi precedenti avevano già avuto un rapporto di lavoro, subordinato o autonomo, con lo stesso datore: un fenomeno che interessa il 7,9% dei lavoratori se si prendono a riferimento i tre mesi precedenti; percentuale che sale al 10% se si considera un periodo di sei mesi. Il dato, che comunque appare in decrescita da luglio (e quindi subito dopo l’entrata in vigore del decreto di riordino dei contratti), mostra un’incidenza maggiore nei settori del turismo, dei servizi e del commercio.  

Altri dati significativi sono quelli relativi ai committenti che nel corso del 2015 hanno acquistato voucher per importi rilevanti. Commercio, turismo e servizi sono i settori nei quali si concentra il maggior numero di committenti in riferimento agli acquisti complessivi di voucher superiori a 100mila euro. La presenza, tra i grandi committenti, di soggetti che operano nel settore delle manifestazioni sportive e culturali si può spiegare come il risultato di un uso ormai consolidato del lavoro accessorio come strumento di retribuzione di prestazioni legate a grandi eventi sportivi, sociali e culturali che hanno un’effettiva natura occasionale. Per quanto concerne i settori del turismo, del commercio e dei servizi è invece necessario un approfondimento sui motivi che hanno determinato una forte crescita del ricorso al lavoro accessorio.

Su questi casi, che prefigurano possibili utilizzi irregolari dei voucher e pratiche di “sommersione” di rapporti di lavoro precedentemente regolamentati da forme contrattuali tipiche, si concentrerà, specificamente, l’attività di controllo. Questa attività, già espressamente prevista dal documento di programmazione della vigilanza 2016 predisposto dal Ministero del Lavoro, sarà resa più efficace grazie alla costituzione dell’Ispettorato del lavoro. L’affidamento a questa agenzia della gestione unitaria delle attività già svolte dagli ispettori del Ministero, dell’INPS e dell’INAIL consentirà, infatti, di unificare e potenziare le ispezioni nelle imprese e, di conseguenza, di dedicare maggiori risorse professionali e di tempo al lavoro di controllo e di analisi dei dati ricavabili dall’incrocio delle banche dati.

Anche questo intervento conferma l’intenzione e la volontà del Governo e del Ministero di combattere ogni forma di illegalità e di precarietà nel mercato del lavoro e di colpire tutti i comportamenti che sfruttano il lavoro ed alterano una corretta concorrenza tra le imprese.

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